Terre di Mezzo ci porta al balletto con le magnifiche illustrazioni di Valeria Docampo

Lo Schiaccianoci, George Balanchine, Illustrazioni di Valeria Docampo
Terre di Mezzo, Collana: L’Acchiappastorie, 2016, pp. 40, 15 euro, ISBN: 9788861894105

Era la vigilia di Natale, e a casa Stahlbaum Marie e Fritz erano così eccitati che sentivano il solletico alle dita dei piedi. I genitori stavano decorando l’albero per la grande festa, ma ai due bambini era proibito entrare nel salone prima che tutto fosse pronto. Così, per dare una sbirciata, i due si spintonavano davanti al buco della serratura.

Sembra di vederli, Marie e Fritz. La loro impazienza danza. E non potrebbe essere altrimenti dal momento che a portare sulle pagine il capolavoro di Čajkovskij, messo in scena dal 1954 dal New York City Ballet, è il tratto quasi teatrale dell’illustratrice argentina Valeria Docampo.

La rappresentazione che l’editore Terre di Mezzo fa de Lo Schiaccianoci, fedele alla versione del grande coreografo e ballerino George Balanchine, è magnifica.

Come lo sono i capilettera che inaugurano ogni paragrafo.

Sfogliando le pagine, seguendo attentamente quelle punte che saltellano, sembra quasi di sentire i violini. La realtà e il sogno si confondono. Come nella testa di ogni bambino, che quando esce di casa è convinto i giochi inizino a divertirsi anche senza di lui.

Un’immagine che proprio narrazioni come questa, a cui si è evidentemente ispirato anche il capolavoro d’animazione della Pixar Toy Story, devono aver contribuito a creare.

A chi conosce quest’opera, basta chiudere gli occhi per dare vita ad ogni suggestione: la tavola imbandita, l’arrivo di quell’uomo misterioso che è il giudice padrino Drosselmeier, i soldatini che si animano durante la notte e fermano l’invasione di topi, la piccola Marie e il principe Schiaccianoci che volteggiano nel paese fatto di leccornie.

Dapprima vi fu una deliziosa danza di cioccolata spagnola calda
e speziata, preannunciata da squilli di trombe e schioccare di dita.
Poi fu la volta della misteriosa danza araba del caffè,
cui seguirono i balzi esplosivi e le piroette della danza cinese del tè.

In mezzo a cotanta meraviglia, non può che rimanere sullo sfondo tutta la malinconia di chi, per un motivo o per un altro, le feste natalizie proprio non le riesce ad amare.

Immaginato prima da E.T.A. Hoffmann e poi da Alexandre Dumas padre, che adattò il soggetto al pubblico infantile, Lo Schiaccianoci in formato albo illustrato è poesia allo stato puro.

Quanto alla storia di questo balletto che, nella versione di Balanchine, assume forse la veste più particolare e ciononostante aderente al testo originale, bastino i numeri di una coreografia da record: un albero di Natale che cresce fino a un’altezza di 12 metri e mezzo, un’orchestra in cui operano sessantadue musicisti e centocinque costumi di scena. E i dolci? Chi impersona i bastoncini di zucchero ha addosso centoquarantaquattro campanellini, la gonna di mamma Zenzero è sostenuta da un’armatura metallica che pesa oltre diciotto chili mentre i costumi delle ballerine protagoniste della danza della cioccolata calda sono decorati con piccoli cammei che omaggiano i fondatori del New York City Ballet, Lincoln Kirstein e George Balanchine.

Durante la lettura ad alta voce la magia sarà assicurata se il genitore illuminato avrà l’accortezza di posare quel vecchio quarantacinque giri, che ha sicuramente lasciato poltrire da qualche parte sotto alla polvere, sulla puntina del giradischi e farlo suonare. Ancora e ancora.

Marie e il Principe volevano tanto restare,
ma era ormai tempo di lasciare il Regno dei Dolci
per tornare dalle loro famiglie.
Ripresero il viaggio sotto una soffice nevicata.
Si voltarono per un ultimo saluto ai loro nuovi amici, e poi volarono su,
nella notte stellata, sopra una bellissima slitta trainata dalle renne.

Sperando che la neve arrivi anche qui.

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