Valentina Olivato torna alla scrittura con Il piccolo libro delle maree

Il piccolo libro delle maree, Valentina Olivato
Pendragon (27 luglio 2017), ISBN: 978-8865988770

È un viaggio nel viaggio, Il piccolo libro delle maree di Valentina Olivato.

Il viaggio di Fiodor, il marinaio il cui nome ricorda Dostoevskij e che dal suggestivo Mont Saint-Michel giunge coi suoi compagni di equipaggio fino a Venezia, sfidando l’oceano atlantico e “circumnavigando”, certo non con la fretta di Mister Fogg, luoghi di onde e nuvole da cui lancia intensi messaggi nella bottiglia: il Portogallo, gli Stati Uniti d’America e l’America latina. E il nostro viaggio, alla scoperta dei piccoli grandi segreti nascosti nell’andamento ritmico del mare e, metafora delle metafore, nelle pieghe del nostro inconscio. Fra fisica, mito e leggenda. Letteratura e musica. Fiabesco, pittura e cinema. Un colto invito alla lettura oltre la lettura che sconfina in altri infiniti percorsi, fatti di versi, metafore, suggestioni e note. Un dentro e fuori continuo che ti costringe a fermarti e a recuperare vecchi titoli e visioni o a immergerti in nuove avventure mai colpevolmente vissute. Tutto grazie a lei, la Luna, che allora non è vero – cantava Gianni Togni – che parla solo a chi è innamorato. O forse sì, se l’amore è inteso in senso lato, onnipresente e onnicomprensivo, e se a cullarti è una colonna sonora d’eccezione che odora di sale e insegue la pesca dei gabbiani. 

Leggere Il piccolo libro delle maree in riva al mare, con le onde forza 7, poi, è come immergersi nella poetica del Romanticismo, quello con la “R” maiuscola, sorprendendosi alla ricerca, sperando di trovarlo, di quel Caspar David Friedrich che avevi scoperto, amato e temuto negli anni spensierati del liceo sulle pagine del manuale di storia dell’arte. Meravigliosa associazione di idee, o meglio, di immagini che credevi dimenticate e che invece strabordano recondite dalla memoria. E, dopo le ombre e i cuori oscuri di Joseph Conrad, la contagiosa serenità di Jack Kerouac de Il mare è mio fratello (da leggere appena possibile) e i Capitani coraggiosi di Rudyard Kipling (da suggerire ai nostri piccoli eredi), eccolo lì. Olivato non delude, anzi ti confonde proponendo una tela meno inflazionata, ma sempre coi personaggi di spalle e volti verso la spuma: Luna nascente sul mare.

La mappa del sublime è srotolata. E il lettore investigatore è munito di bussola. Pendragon aveva lanciato un primo amo con Il piccolo libro dei venti di Enrico Gurioli. Il prossimo pare essere in cascina.

Nell’attesa, le pennellate di Monet, Van Gogh, Kandinskij scandiscono le fasi lunari mentre alla grande Sorella invocano Walt Whitman, Federico Garcia Lorca, Percy Bysshe Shelley, l’Ariosto, Alejandro Jodorowsky (La via dei tarocchi) e la nostra geniale Alda Merini. Sulle note di Space Oddity di David Bowie sembra persino di piantare la storica bandierina assieme a Neil Armstrong. 

L’impatto emotivo del mare è enorme. La sua forza, i suoi cambiamenti, la sua immensità segreta generano sensazioni a volte imprevedibili nell’animo umano. C’è chi è catturato dalla pace che emana, chi si cruccia per gli abissi neri che sembrano minacciosi e impenetrabili.

Un groviglio di emozioni – ci ricorda Olivato – che si fa topos nella storia della letteratura e della musica.

Sentite con che grazia l’autrice coglie l’attimo in cui Otis Redding ci adagia on the dock of the bay:

Stare fermo di fronte al mare lasciandosi andare alle riflessioni è una cura per l’anima. Ha viaggiato molto per arrivare lì, ma tutto d’un tratto lo coglie un senso di fatica, come se tutto fosse difficile e inutile.
È un momento di pausa, come ce ne sono tanti nella vita, in cui la psiche prende il sopravvento e i pensieri si attorcigliano impedendo il movimento, uno spazio dedicato alla propria interiorità.

Il piccolo libro delle maree diventa allora una stanza tutta nostra, in cui guardarci allo specchio e affrontare fantasmi e nuove sfide attraverso l’estetica (e qui la forma diventa davvero sostanza) dell’arte.

Un tuffo nel quadro, alla maniera di  Mary Poppins, da cui emergere più consapevoli. E, soprattutto, da Henri Rousseau a Edward Hopper passando per Eric Rohmer, Clint Eastwood, Terrence Malick, Luc Besson e Zygmunt Bauman, in ottima compagnia.

Olivato sembra nata con una penna in mano. Il suo amore per il mare in questo caso, e per il linguaggio in generale, traspare nella scelta sapiente di ogni parola. Ma i suoi non sono meri esercizi di stile. Con un tratto elegante e ricco di suggestioni, proprio come ci ha insegnato col suo bottone mancante Raymond Queneau, riuscirebbe a dotare di un’anima anche un bullone arrugginito. 

L’avevamo lasciata tanti anni fa con uno sguardo ingenuo e un vestito forse troppo rosso per la sua tenera età alla cerimonia di premiazione del Campiello Giovani, la ritroviamo oggi – andate a scovare anche This is London, darling (L’Erudita) – con gli stessi occhi spalancati sul mondo. 

Le riflessioni finali sono rubate all’incipit. Ai timori di Fiodor:  

… il mare non è mai clemente – annota il marinaio sul suo diario di viaggio – prende quel che vuole prendere. 

Certo, è così dalla notte dei tempi.

L’attualità, però, impone qualche riflessione che vada oltre la leopardiana trasformazione della natura da madre a matrigna.

Il mare sa e vede tutto. Anche l’irragionevole ingratitudine dei suoi figli. 

Buona lettura, qui si torna a raccogliere (e ad asciugare) tutte le lacrime di sirena.

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