Orlando Furioso di Ludovico Ariosto raccontato da Italo Calvino, illustrazioni di Grazia Nidasio
Mondadori, Oscar junior, 2012, ISBN: 978-8804616962

A cinquecento anni dalla prima edizione (ne seguiranno altre due fino alla definitiva del 1532), l’Orlando Furioso (per gli amici Furioso), capolavoro del ferrarese Ludovico Ariosto rimasto per secoli nelle hit degli agoni poetici, è ancora travolgente.
Già il titolo fa pensare a qualcosa di diverso dai soliti poemi in versi dei suoi predecessori. Qui le avventure cavalleresche e carolingie sono raccontate con gran pompa, ma piena di ironia. Ironia e leggerezza (di penna) che piacquero molto a Italo Calvino, altro campione letterario dei nostri tempi, che del Furioso si appassionò inevitabilmente. Calvino, infatti, ha sempre avuto un debole per il fantastico e le fiabe, che approfondì con studi e ricerche da cui raccolse le Fiabe italiane. Per chi conosce la sua opera, è facile ritrovare nel Furioso tracce, spunti e risonanze di molti dei suoi scritti e romanzi, come Il cavaliere inesistente e Il visconte dimezzato da una parte e Le città invisibili e Il castello dei destini incrociati dall’altra, tanto per citarne alcuni.

Il suo cavallo Rabicano […] è un cavallo senza peso, nato dall’incontro di una fiamma a forma di cavalla e d’un colpo di vento. Sotto i suoi zoccoli impalpabili scorre una carta geografica sontuosamente istoriata di figure e di cartigli, dove le meraviglie dei viaggi di Marco Polo si sommano alle profezie delle scoperte cinquecentesche.

Calvino, non solo la sa lunga in materia di fate, maghi, cavalieri e faccende fantastiche, ma nell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto raccontato da Italo Calvino le sue parole nel ruolo di guida emanano il suo coinvolgimento, il suo apprezzamento, il suo godimento della lettura che investe a sua volta il lettore e lo induce a percepire le emozioni che il Furioso può suscitare. Calvino le sente, le scova tra le ottave e le riporta nelle didascalie in prosa, perché il lettore abbia agio di ritrovarle nei versi di Ariosto. Coglie e cita quei guizzi, quel baluginare di immagini poetiche di cui il Furioso è cosparso, come qui rispetto al pensiero fisso di Orlando per Angelica poco prima di impazzire: “…la sua mente è occupata da un pensiero che ha insieme la fissità e l’irrequietezza d’un riflesso di luna sul mare increspato dalle onde.” E presenta così, con onomatopeica ridondanza, la descrizione di uno scontro tra paladini franchi e pagani: “le strofe ariostesche rimbombano come tamburi.
O ancora un cambio repentino di registro del poeta: “…ecco che il poeta ha tratto dal suo strumento le note più struggenti e può passare, con uno dei suoi rapidi arpeggi, dagli strazi della tragedia al galoppo
dell’avventura
”.

Chi sia digiuno della materia e si senta poco preparato ad affrontare da solo il Furioso, può accomodarsi in poltrona e lasciarsi condurre da Calvino nelle fantastiche prove e avventure da lui scelte. Ma “L’Orlando Furioso è un’immensa partita di scacchi che si gioca sulla carta geografica del mondo, una partita smisurata, che si dirama in tante partite simultanee” perciò, dei 46 canti del Furioso, Calvino propone una selezione di temi in 22 capitoli, nei quali sceglie di seguire non già l’originale successione dei canti ariosteschi in cui avvenimenti e personaggi si mescolano di continuo, ma fili conduttori lineari che presentano un tema o un personaggio per volta. In questo modo non intende affatto criticare la tecnica dell’Ariosto, per la quale ha, al contrario, una vera ammirazione, così come per le capacità stilistiche e la maestria nel comporre ottave:

Dall’inizio l’Orlando Furioso si annuncia come il poema del movimento […] È con questo zig zag tracciato dai cavalli al galoppo e dalle intermittenze del cuore umano che veniamo introdotti nello spirito del problema; il piacere della rapidità dell’azione si mescola subito a un senso di larghezza nella disponibilità dello spazio e del tempo. Il procedere svagato non è solo degli inseguitori di Angelica ma pure d’Ariosto […]
Tali caratteristiche dello spazio ariostesco possiamo individuarle sulla scala del poema intero o dei singoli canti così come su una scala più minuta, quella della strofa o del verso. L’ottava è la misura nella quale meglio riconosciamo ciò che l’Ariosto ha d’inconfondibile: nell’ottava Ariosto ci si rigira come vuole, ci sta di casa, il suo miracolo è fatto soprattutto di disinvoltura.

Prima di passare ai versi selezionati, Calvino si dedica alla presentazione di Orlando per capire da dove venga e in cosa consista la novità della versione ariostesca. Le vicende intorno al paladino di Francia sono infatti molto antiche e risalgono all’epoca carolingia, passate di tradizione in tradizione fino a fondersi nell’Orlando innamorato del Boiardo, di cui il Furioso è la continuazione. Quel che è interessante è come la realtà dei fatti sia stata poi trasfigurata nella narrazione:

Tra tante guerre che Carlomagno combatté e vinse […], quelle contro gli Arabi occupano, nella storia dell’imperatore dei Franchi, relativamente poco posto; invece, nella letteratura, s’ingigantirono fino a coinvolgere tutto l’orbe terracqueo, e riempirono le pagine di biblioteche intere. Nell’immaginazione dei poeti – e prima ancora nell’immaginazione popolare – i fatti si dispongono in una prospettiva diversa da quella della storia: la prospettiva del mito.

Calvino indica poi quali sono i temi principali del poema, gli stessi che riporta nel testo: Orlando, primo paladino di Carlomagno, pilastro dell’esercito cristiano per forza e saggezza, a un certo punto impazzisce per colpa dell’amore che prova, non ricambiato, per Angelica. In seguito a quest’avvenimento l’esercito cristiano rischia di perdere la Francia. Tra mille avventure e combattimenti, Astolfo sull’Ippogrifo riesce a recuperare il senno di Orlando conservato sulla Luna. Sono raccontate le peripezie di Bradamante e Ruggiero, guerrieri dei due eserciti nemici, che infine si uniscono in matrimonio dando origine alla stirpe degli Este di Ferrara. E naturalmente i continui duelli, le giostre e le battaglie tra l’esercito cristiano e quello pagano, altisonanti e rocamboleschi, fino a quello decisivo in cui, una volta rinsavito, Orlando conduce alla vittoria re Carlo.

Il Furioso è un’opera che ha fatto breccia nella fantasia di intere generazioni dal Cinquecento ai giorni nostri, che ha suscitato lo stupore e l’ammirazione di grandi artisti e scrittori e che ha avuto in Galileo Galilei un devoto ed entusiasta lettore, del quale pare addirittura abbia ispirato alcune scoperte scientifiche.
Calvino, oltre il poema, vorrebbe penetrare nell’uomo che sta dietro lo scrittore, ma l’Ariosto è sfuggente e serpentino come le avventure che racconta:

Ariosto sembra un poeta limpido, ilare e senza problemi, eppure resta misterioso: nella sua ostinata maestria a costruire ottave su ottave sembra occupato soprattutto a nascondere se stesso.
Pur vedendo le gesta dei suoi eroi attraverso l’ironia e la trasfigurazione favolosa, egli non tende mai a sminuire le virtù cavalleresche, non abbassa mai la statura umana che quegli ideali presuppongono, anche se a lui ormai pare non resti altro che farne pretesto per un gioco grandioso e appassionante.

 Sarà il gioco della vita e del mondo cui si riferisce?

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Curiosità:
Orlando Furioso di Ludovico Ariosto raccontato da Italo Calvino esce per la prima volta nel 1970 nella collana “Gli struzzi”, Einaudi. Da allora ci sono state numerose edizioni e riedizioni.

In occasione del cinquecentenario dell’Orlando Furioso, Radio Tre ha proposto il programma L’Orlando immaginato – Figure di un capolavoro in 20 puntate andate in onda dal 17 settembre al 20 novembre 2016, ora disponibili in podcast.

A Palazzo dei Diamanti a Ferrara è in corso, prorogata fino al 29 gennaio 2017, la mostra Orlando Furioso 500 anni. Cosa vedeva Ariosto quando chiudeva gli occhi, con dipinti, manoscritti, strumenti musicali, ceramiche e manufatti che ricostruiscono il mondo in cui Ariosto è vissuto e che ha ispirato il suo poema.

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