Un ironico graphic novel con playlist incorporata per raccontare l’infanzia al di là degli stereotipi

Quasi signorina, Cristina Portolano
Topipittori, pp. 160, 2016, ISBN: 9788898523450

Quando la Napoli narrata irrompe nelle nostre vite lo fa, quasi sempre, in maniera deflagrante.

Gomorra di Roberto Saviano è solo uno degli esempi più noti, ma tra pagine di un libro e cinema la lista sarebbe davvero molto lunga. Chissà che anche questo fumetto un domani non riesca ad approdare sul grande schermo: Quasi signorina di Cristina Portolano, appena uscito per la collana “(gli anni in tasca) Graphic” della casa editrice Topipittori, sarebbe una sceneggiatura perfetta. Scanzonata, ma allo stesso tempo molto seria.

«È diventata signorina, è diventata signorina!», potrebbe iniziare così la prima scena. Con quell’insopportabile annuncio che sotto l’ombra del Vesuvio (ma non solo lì) tocca digerire, purtroppo spesso in pubblico, a tutte le bambine in età da menarca. Alla faccia della riservatezza e del privato pudore, la prima mestruazione finisce nel titolo di un graphic novel e si fa pretesto per provare a guardare alle vite comuni in un’ottica provocatoria e, proprio per questo, spietatamente adatta a smantellare gli stereotipi che ancora influenzano la crescita e l’educazione di ognuno di noi.

Quasi signorina Cristina Portolano

 

Sullo sfondo della Napoli degli anni Ottanta-Novanta, terremoto e Diego Armando Maradona compresi, Quasi signorina non narra solo di una bambina che, pagina dopo pagina, cresce e si ribella ai percorsi precostituiti, ma anche di quell’Italia che, consapevole delle differenze, tanto per citare la piccola protagonista, fra su e giù, alto e basso, ricchi e poveri, ce la fa. O almeno ci prova. Nonostante la camorra, gli attentati a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, il disastro alla centrale nucleare di Chernobyl e tutti gli altri eventi che, per chi è nato nel secolo scorso, saranno familiari flashback. Con allegria e nonchalance, Portolano, pur raccontando autobiograficamente di sé, nel suo fumetto in quadricromia pastello fa pace col passato, trasformandosi subito nell’ospite ideale di incontri in cui ragionare sull’identità di genere e sul ruolo del fumetto e della letteratura nell’indagare su cliché e linguaggio.

quasi signorina cristina portolano

«Non mi piacevano le suore e le preghiere», ci dice chiaramente l’autrice appena entrata alla scuola materna, come a cercare un alibi ai suoi comportamenti successivi, evidentemente figli di questo piccolo grande trauma dell’infanzia. E ancora, con l’occhio attento alla realtà tipico della giornalista (Portolano fa parte del progetto Graphic News) ricorda: «I miei genitori non sono mai stati molto apprensivi ma forse dipendeva dal fatto che nel quartiere tutti sentivano autonomamente la responsabilità sui bambini che ci vivevano. Eravamo sorvegliati “a distanza” da tutti». Meravigliosi anni che furono. Niente fiato sul collo, niente smartphone e gruppi mamme su WhatsApp. Sì, Barbie c’era già, ma qui è più un’amica di penna che un modello da imitare, tanto che l’autrice se ne libererà prima ancora di cominciare la scuola media.

Scrivevo a Barbie tutto quello che vivevo, le chiedevo cosa le piaceva e le dicevo cosa piaceva a me. Le parlavo anche di mio nonno che era buono, ma che a volte si sentiva poco bene. Beveva sempre il caffè e questo lo rendeva nervoso.

Con la scuola elementare arrivano gli occhiali e si fortifica il legame con «un fratello che, a modo suo, continuava a insegnarmi a farcela da sola». E poi le prime parolacce e quel fastidioso commento che tutte abbiamo dovuto far finta di non sentire: «Cristina! Non stanno bene queste parole in bocca a una signorina!». E dopo un urlato «Ma cosa sta bene in bocca a una signorina?», il grido liberatorio: «Io non voglio diventare signorina!». Infine, i capelli corti con una lunga treccina colorata, la scoperta di una fumetteria – da cui Portolano evidentemente ancora deve uscire – e la prima comunione, fino al fatidico giorno, atteso, temuto e odiato, della prima mestruazione.

Quasi signorina Cristina Portolano

Prima di leggere l’amara constatazione finale, vi sveliamo un segreto che dagli anni Ottanta vi catapulterà dritti dritti nella contemporaneità: all’ultima pagina c’è un bel codice QR da fotografare. Se lo farete, potrete immergervi nell’ascolto della colonna sonora di questa storia e facilitare pure il lavoro all’ipotetico regista della trasposizione cinematografica.

Presi consapevolezza di dover convivere con questo aspetto naturale della vita. Per nascondere la debolezza di quei giorni decisi di mostrarmi sempre più forte come, in verità, ero. E, insomma, feci i conti con l’essere “signorina”. Fu il mio modo di reagire. La verità è che mi dispiaceva tantissimo di non essere più bambina.

Come del resto, assorbente sempre in borsa, a tutte noi.

Puoi acquistare Quasi signorina qui.