Lo zio del barbiere e la tigre che gli mangiò la testa, di William Saroyan, illustrazioni di Fabian Negrin
Orecchio Acerbo, 2017, ISBN: 9788899064532

La casa editrice Orecchio Acerbo ha pubblicato una nuova collana: Pulci nell’orecchio. La collana raccoglie racconti che parlano di infanzia, scelti tra racconti a volte dimenticati di autori classici. Tutti i libri sono arricchiti dalle illustrazioni di Fabian Negrin, che è anche il curatore della collana. Al momento i titoli sono tre: Rex, di D. H. Lawrence, Canituccia, di Matilde Serao, e Lo zio del barbiere e la tigre che gli mangiò la testa, di William Saroyan.

Lo zio del barbiere - Orecchio Acerbo - Negrin -Soroyan

Innanzitutto si fa notare, di questa collana, che le copertine sono rovesciate: hanno un’illustrazione a tutta pagina sul fronte, mentre autore e titolo del libro si trovano in quarta. Ho scelto subito quello con la tigre in copertina, e poi già leggendo l’incipit ho capito che era il mio libro: il protagonista è un bambino a cui tutti dicono che ha bisogno di tagliarsi i capelli, ma lui non vuole. Anche io da piccolo ero così (e crescendo non sono cambiato) e capisco bene cosa significhi essere circondato da gente che sapeva solo dire: «Quando vai a tagliarti i capelli?».

Povero bambino, come lo capisco.

Lo zio del barbiere - Orecchio Acerbo - Negrin -Soroyan incipit 2

Quando scopre che un passero si è fatto un nido sulla sua testa, però, il bambino finalmente si convince che il mondo aveva ragione a dire che doveva tagliarsi i capelli, e corre dal barbiere armeno Aram. (Saroyan è figlio di armeni migrati negli Stati Uniti nei primi del Novecento, perciò le sue storie hanno spesso per protagonisti personaggi di origine armena). Il barbiere non è bravissimo a tagliare i capelli, ma sa come si racconta una storia, e così racconta al bambino la storia di suo zio Misak: una tigre alla fine gli mangia la testa, ma il bello è scoprire come ci è finito, con la testa in bocca a una tigre. La vita dello zio Misak fa riflettere il bambino sulla propria vita e sull’esistenza tormentata dell’uomo sulla terra, e insomma, alla fine non vede l’ora di tornare a farsi tagliare i capelli da Aram per riascoltare la storia.

William Saroyan è un autore poco conosciuto, sia in Italia, sia in America, rispetto al suo valore. Eppure è stato uno degli autori più importanti negli anni a cavallo tra le due guerre. Può essere considerato, per stile, tematiche e vicende personali, una sorta di John Fante di origini armene; anzi, pur essendo contemporanei e praticamente coetanei, Saroyan è stato per Fante un autore di riferimento.

William Saroyan ha vinto il Pulitzer per la sua opera teatrale The times of your life, da cui è stato tratto il famoso film del 1948. È famoso per aver rifiutato il premio con la seguente motivazione: «Sono fiero che i giurati abbiano pensato a me: peccato che abbiano scelto l’opera sbagliata». Ecco, come si fa a non amarlo subito?

Saroyan ha scritto per lo più racconti e alcuni romanzi tra cui La commedia umana, considerato il suo capolavoro. I racconti, pubblicati in nove raccolte, risalgono quasi tutti agli anni ’30. Molti, tra cui Lo zio del barbiere e la tigre che gli mangiò la testa (che è del 1935), sono stati tradotti in italiano da Elio Vittorini.

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