Hachiko. Il cane che aspettava , di Lluís Prats Martínez 
Albe Edizioni, 20 febbraio 2017, Illustrato da Z. Celej, traduzione di A. Cristofori, ISBN: 978-8894888003

Anche quest’anno in occasione della Children’s Book Fair di Bologna sono stati annunciati i vincitori del Premio Strega Ragazze e Ragazzi. Il vincitore nella categoria 6+ dell’edizione 2018 è un libro che racconta la storia incredibile, ma vera, del cane Hachiko, che per dieci anni, dal 1925 al 1935, ha aspettato fedelmente il ritorno del suo padrone alla stazione di Tokyo: è una storia molto nota, che ha già ispirato libri e film in passato.

Hachiko. Il cane che aspettava del catalano Lluis Prats, illustrato dalla polacca Zuzanna Celej e tradotto in italiano da Alberto Cristofori, è diviso in due parti: la prima tratteggia con delicatezza l’amicizia tra l’uomo, il professor Eisaburo Ueno, e il suo cane; la seconda racconta quanto un legame possa essere forte, più forte della morte.

 

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Il romanzo si apre nel gennaio del 1924, quando il professore, che insegna Agricoltura a Tokyo e ha una vita molto regolare e definita, una sera porta a casa un cucciolo di akita per sua figlia. Pur non volendo ammetterlo davanti a sua moglie, Ueno si affeziona molto al cane. I due passano insieme tutto il tempo che il professore può dedicargli. In compagnia di Hachiko, il professore si concede qualche piccola trasgressione, rivede i rigidi schemi della sua vita e ritrova il piacere di ammirare la bellezza del mondo che, si sa, è nelle piccole cose. Hachiko, tutti i giorni alla stessa ora, puntuale come se avesse un orologio nella testa, corre verso la stazione a guardar scendere dal treno il professore, di ritorno dall’università.

 

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La seconda parte del libro copre i dieci anni che Hachiko passa in stazione ad aspettare il defunto Eisaburo Ueno: dal 1925 al 1935. Un giorno chiamano dall’università per dare alla moglie di Ueno la notizia che il professore è morto. Hachiko, ignaro di tutto, corre in stazione ad aspettare, come tutte le sere; e da allora continua a tornarci tutti i giorni, senza perdere mai un briciolo di speranza, fiducioso che il suo padrone e amico scenderà dalla carrozza.

 

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La presenza di Hachiko in stazione si fa notare: è un cane abbandonato, randagio, ogni giorno più stanco e denutrito, ma non sconfitto. Chi lavora in stazione, o la frequenta abitualmente, conosce Hachiko e la sua storia inizia a circolare: si forma così una comunità attorno al cane, che lo salva dal canile e di fatto lo adotta, permettendogli di tornare ogni giorno in stazione.

Hachiko morì nel 1935 in stazione, mentre aspettava. Lluis Prats ha raccontato la sua storia con molta pulizia, senza cedere alla facile tentazione dell’enfasi o scadere nel melenso. Il valore dell’amicizia è il pilastro portante del romanzo e la fedele narrazione degli eventi, in sequenza cronologica, è tutto ciò che serve per evocare la potenza di un legame come quello tra l’uomo e il suo migliore amico.