15 esercizi epicurei per la vita di oggi | di Angela Lombardo
DeA Planeta Libri | 2018 | ISBN: 9788851165574

Che cosa c’entra il dialogo tra Critone e Socrate con l’Expecto Patronum di Harry Potter? E i versi di Lucrezio con quelli di Beyoncé? E gli ottant’anni di Jane Fonda con le lettere di Epicuro? C’entra La vita dolce, di Angela Lombardo, che di certe regole se ne frega:

«Se a qualcuno questa confidenza può apparire una mancanza di rispetto, mi auguro possa credere che invece nel rileggere questi autori li ho sentiti così vicini che mi è sembrato naturale entrare nel Giardino di Epicuro portando qualche bottiglia di vino, un po’ di amici suoi, come Albert Einstein e Karl Marx, e un po’ di amici miei, come Pablo Neruda, David Sedaris e Peggy Guggenheim. Spero che possa fargli piacere, visto che questo era esattamente il suo modo di fare filosofia: libero, aperto e gioioso.»

Comincia con un’alba profonda e finisce con un bicchiere di vino. In mezzo, un dialogo che attraversa i secoli e i contesti – da Epicuro alla nonna di Jay-Z – per imparare a vivere bene. O almeno, un po’ meglio.

Se vuoi fare arricchire Pitocle non devi aumentare le cose che possiede, ma alleggerire quelle che desidera.

Il senso della misura, tra gli insegnamenti più cari al filosofo, aiuterebbe anche noi ad alleggerirci dalla perenne insoddisfazione, e a realizzare lo spettacolo della nostra vita senza sforare il budget di tempo, salute ed energia, proprio alla maniera dei choregòs che sostenevano le spese degli spettacoli teatrali delle Grandi Dionisie.
Non ha alcun senso puntare in basso pensando di non farcela né puntare troppo in alto aspettando il miracolo di San Gennaro, e spostando fuori da noi i risultati a cui aspiriamo: dobbiamo avere consapevolezza di ciò che possiamo fare, perché è assurdo chiedere agli dei quello che abbiamo tutti i mezzi per realizzare da soli.

Allo stesso modo, Epicuro ci viene in aiuto durante l’ultimo giorno di vacanza, mentre ci godiamo il tramonto con la sabbia calda tra le dita: perché affliggerci al pensiero della metropolitana che ci aspetta il giorno dopo per portarci al lavoro, se quel momento ancora non ci riguarda, ancora non esiste?

Dunque il più terrificante dei mali, la morte, per noi non è niente, visto che quando noi ci siamo la morte non c’è; quando invece arriva la morte siamo noi a non esserci.

Salendo in metropolitana il giorno dopo potremo però coccolarci al ricordo di quel tramonto, e nei momenti di dolore gioire dei piaceri passati:

Ti scrivo questa lettera in un giorno felice, che è anche l’ultimo della mia vita. Un dolore lancinante alla vescica non mi dà tregua, e la dissenteria mi affligge senza pietà, facendomi soffrire atrocemente. Ma contro questi nemici posso schierare la gioia che sento nel cuore, al ricordo di tutti i ragionamenti che abbiamo condiviso.

Ricordati che devi morire, sì, ma soprattutto: ricordati di vivere.
Come? Guardando in faccia le stelle, per esempio, che sono fatte delle nostre stesse particelle. Oppure, se il cielo è nuvoloso, andando in cartoleria a scegliere con cura la penna e la carta su cui scriveremo la nostra lista dei desideri, la nostra unica e intima opera d’arte, destinata a un paio d’occhi soltanto: Queste cose non le dico a tanti, ma solo a te, visto che noi due siamo un teatro così grande l’uno per l’altro.

Insomma, un po’ lo sappiamo già: dobbiamo imparare a volerci bene.
E se è Orazio in persona a dircelo, stavolta potremmo convincerci davvero e smettere di rimandare:

I briganti si alzano di notte per andare
a sgozzare la gente;
e tu non trovi la forza di svegliarti e tirarti su
per dedicarti a te stesso?

Qui e ora, quam minimum credula postero:

Cogli il frutto che può darti questa giornata,
senza farti fregare troppo dalle illusioni per il futuro.

Nel suo carpe diemspiega l’autrice, Orazio sceglie un verbo che è più dei contadini che dei filosofi, lo stesso che si usa quando si raccoglie un frutto dall’albero; così, (rac)cogliere il frutto della giornata presente diventa un gesto alla portata di tutti. E alla portata di tutti è anche La vita dolce, coi suoi riferimenti colti e mai pedanti che dialogano senza stridere con le più inattese citazioni dalla cultura pop: dal monito millenario che dichiara che Anche nella rinuncia c’è una misura, a una analoga, ma più recente e diretta perla di Totò per cui Chi dice che il denaro non fa la felicità, oltre a essere antipatico, è pure fesso.

Con grande abilità, l’autrice ci accompagna a braccetto nel Giardino di Epicuro, facendoci immergere con naturalezza nelle sue «delicate provocazioni su come possiamo imparare a goderci i veri piaceri della vita, quell’ἡδονή, edonè, che è dolce per natura, come rivela la sua radice semantica da ἡδύς, edùs, che significa proprio “dolce”.»

15 esercizi epicurei per la vita di oggi: il filosofo del IV secolo a.C. non avrebbe mai potuto immaginare che la sua Lettera a Meneceo sulla felicità lo avrebbe portato a competere, nel reparto self help delle librerie, con metodi giapponesi, step statunitensi e vie danesi alla felicità.

Fai esercizio costante di questi pensieri giorno e notte, o da solo o in compagnia di persone che hanno la tua stessa visione della vita: così non sarai mai turbato dall’ansia, né da sveglio né in sogno, ma anzi vivrai come un dio tra gli uomini.

Angela Lombardo, catanese che “lavora come editor” a Milano – così si legge nella sua bio, perché non siamo (solo) quello che facciamo – prende in mano le sue radici e i suoi studi classici – sono sue le traduzioni di Epicuro, Lucrezio e Orazio – e costruisce una via mediterranea alla felicità che si affianca sorridente a quelle nordiche e orientali, invitandoci ad avere il coraggio e la libertà necessari nella difficile impresa di essere felici:

«Né edonisti né asceti, noi allievi epicurei del XXI secolo siamo liberi di prenderci tutto il pane e le rose che possono esserci utili per nutrire il corpo e l’anima con amore, rispetto e senso della misura.»

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